Tra il dire il fare…

Italiane e italiani sempre più consapevoli della gravità della situazione ambientale, ma poco disposti a cambiare abitudini

immagine di un ciclista in città

Andhika Soreng via Unsplash CC

La consapevolezza delle ricadute del cambiamento climatico sulla situazione ambientale è ormai acquisita dalla popolazione italiana, questo emerge da uno studio pubblicato sull’Annuario di Scienza, tecnologia e società (di Observa Science in Society, Il Mulino, 2023) che raccoglie e commenta dati, aggiornati al 2022, sulla percezione pubblica di queste tematiche.

Ma la percezione della gravità della situazione e della necessità di un intervento tempestivo non si traduce in un’effettiva messa in discussione delle proprie abitudini.

L’indagine, svolta su un campione rappresentativo di 1000 casi selezionati sul territorio nazionale, ha rilevato una crescente sensibilità per i temi dell’ambiente. Ciò che desta maggiore preoccupazione (in oltre il 28% delle persone intervistate) è il cambiamento climatico, come effetto del riscaldamento globale (cui seguono la siccità e lo smaltimento dei rifiuti – entrambi al 21% – e l’inquinamento dell’aria, al 20%).

L’opinione più diffusa è che siano soprattutto gli interessi economici a frenare le azioni necessarie a combattere il global warming (61% tra chi che crede nella sua esistenza, che è circa il 90%), e rispetto al 2019 sale anche la sfiducia verso la classe politica, ritenuta incapace di affrontare la questione ambientale (dal 12% al 18,5%).

Ma quanto pesano i comportamenti individuali nel contrasto alla crisi climatica?

“Sono circa un quinto coloro che pensano che il problema risieda nella scarsa volontà delle persone di cambiare i comportamenti” indicano gli autori dell’articolo, ma “quando si tratta di contribuire sul piano individuale, intervenendo sulle proprie abitudini, emergono numerose resistenze e difficoltà”.

Focalizzando l’attenzione su uno dei fattori responsabili del riscaldamento del pianeta, e che più impatta sui comportamenti individuali, è stato chiesto che cosa italiane e italiani sarebbero disposti a fare per ridurre il traffico urbano. Il 43% si è detto disponibile a muoversi a piedi o in bicicletta, il 25% userebbe i trasporti pubblici e il 22% acquisterebbe un’auto elettrica.

I dati evidenziano però una forte incongruenza tra percezioni e comportamenti che, in tema di mobilità, si rivelano decisamente poco sostenibili.

Oltre la metà degli italiani e delle italiane, infatti, si muove in auto, e il 5% in moto. I mezzi ecologici sono usati da poco più di 4 su 10: 21% va a piedi, 11% sui mezzi pubblici, 10% in bici.

Queste abitudini poco virtuose dipendono in buona parte da mancanza di alternative – metà di coloro che usano l’auto e la moto sostengono di non poter contare su una adeguata rete di trasporti pubblici – ma anche da una scelta personale: il 36% afferma di usare l’auto perché “è più comoda”.

Per questo nei prossimi anni, per affrontare la resistenza individuale al cambiamento in direzione di comportamenti sostenibili, è necessario sviluppare una combinazione di strumenti diversi: rafforzare l’offerta di mezzi pubblici e di piste ciclabili, regolamentare e disincentivare l’uso di mezzi inquinanti, investire nello sviluppo di tecnologie sostenibili.

Solo l’azione sinergica, quindi, di amministrazione pubblica, mondo della ricerca e singoli individui, alimentata da una cultura green diffusa e da un’educazione alla sostenibilità, potrà generare un reale impatto sulla salute del pianeta e sul nostro benessere.

Serena Pezzini

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