Gli italiani: sul riscaldamento globale ha ragione la Scienza

Come è cambiata la percezione degli italiani sui cambiamenti climatici? Gli ultimi sondaggi premiano il ruolo della Scienza come supporto alla politica nella risoluzione della crisi sul riscaldamento globale. 

Le indagini appena pubblicate dall’Osservatorio Scienza, Tecnologia e Società ci dicono come è cambiata negli ultimi anni la percezione degli italiani sui cambiamenti climatici e che opinioni hanno riguardo a tematiche quali le energie rinnovabili, i combustibili fossili e l’inquinamento. Secondo l’ultimo rapporto Observa 2023 è ormai chiaro a tutti che il clima sta cambiando, nove intervistati su dieci si dicono convinti, e migliora la fiducia nella Scienza. Sono rimasti in pochi quelli che ancora ignorano gli effetti che il riscaldamento globale sta avendo sul nostro pianeta e l’impatto che avrà in futuro sulle attività dell’uomo, lo scorso anno erano ancora uno su cinque.

Rappresentazione delle temperature globali 1860-2016

Rappresentazione grafica dell’aumento di temperatura globale dal 1850 ad oggi. Credit: Ed Hawkins.

In Italia è aumentata anche la consapevolezza che non basta cambiare i propri comportamenti individuali, ma occorre agire sulle politiche nazionali per l’energia finora ostacolate dagli interessi economici ma anche rallentate da una scarsa sensibilità e preparazione dei politici sui temi ambientali. Gli ultimi dati di Observa evidenziano le crescenti preoccupazioni dei cittadini degli ultimi anni, non solo dal punto di vista ambientale ma anche politico. La crisi energetica seguita allo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina ci ha messi di fronte ad una situazione insostenibile per la nostra dipendenza estera in campo energetico.
Ma cosa dovrebbe fare in maniera prioritaria il governo italiano per fronteggiare il problema delle risorse energetiche e del riscaldamento globale? Occorrerebbe utilizzare più energia da fonti rinnovabili, ne è convinto il 68% degli intervistati, mentre solo un 12% pensa che la soluzione possa essere quella di intensificare le estrazioni fossili nazionali, un 10% di diversificare gli acquisti di combustibili tra i diversi paesi e un 8% che basti limitare le temperature dei riscaldamenti negli spazi pubblici.

Mai come oggi le associazioni ambientaliste hanno avuto seguito e visibilità, con i giovani pronti a protestare e porsi in prima linea nelle mobilitazioni, ormai a carattere globale e dal forte impatto mediatico, come il Fridays for Future fondato da Greta Thunberg nel 2018. In questo contesto la Scienza gode sull’argomento di una crescente fiducia, soprattutto da parte dei giovani più propensi ad usare i canali Social per informarsi. Coloro che pensano che i cambiamenti climatici siano suffragati da evidenze scientifiche è raddoppiato negli ultimi quindici anni e il 68% di questi pensa che gli scienziati sono i principali interlocutori a cui i cittadini e i politici devono affidarsi per individuare le soluzioni più efficaci per combattere il riscaldamento globale. Questo implica anche l’avvenuta accettazione del consenso scientifico, ovvero che la quasi totalità della comunità di esperti è concorde nel ritenere che il riscaldamento globale sia una responsabilità delle attività antropiche. Inoltre, la pandemia da Covid-19 sembrerebbe aver inaugurato un nuovo dialogo tra Scienza e politica, che bisogna cercare di mantenere vivo in vista degli obiettivi importanti della transizione ecologica e della lotta al cambiamento climatico tramite un mondo a bassa emissione dei gas serra (GES).

l’Unione Europea si è impegnata a dimezzare, entro il 2030, le emissioni dei GES rispetto ai livelli del 1990. Questo ambizioso obiettivo, sancito dalla normativa europea sul clima del 2021, prevede di arrivare ad una condizione di neutralità climatica entro il 2050, necessaria per raggiungere i traguardi dell’accordo di Parigi. Per fare questo l’UE sostiene una serie di azioni tra le quali una maggiore diffusione delle energie rinnovabili, il miglioramento dell’efficienza energetica, trasporti più puliti, un’agricoltura più verde e l’economia circolare, mentre le emissioni saranno compensate da una migliore gestione e conservazione delle foreste. Tutto ciò di pari passo con grossi investimenti nell’innovazione e nella ricerca scientifica che possano ampliare le frontiere della conoscenza dei processi climatici nella loro complessità. Come il finanziamento dei dieci progetti Results Pack che identificano strategie utili per ridurre in modo significativo le emissioni dei GES nei prossimi decenni e offrono raccomandazioni e sostegno ai responsabili politici a livello nazionale ed europeo. Una maggiore consapevolezza e chiamata all’azione di cui si aveva fortemente bisogno.

Patrizia Macrì

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