Scienza e Notizie: cos’è la credibilità per gli italiani?

Gli italiani ritengono che la colpa della disinformazione scientifica sia da attribuire alle notizie diffuse sui social che ne minano la credibilità.

I dati raccolti dall’Osservatorio Scienza Tecnologia e Società nel 2021 gli italiani affermano che le notizie di scienza e tecnologia diffuse dai social network manchino di credibilità. Piramide di smathphoneAl primo posto della “classifica per credibilità” troviamo infatti TV e radio. Al secondo posto si posizionano i siti web istituzionali, mentre la stampa al terzo.

Lo studio ha evidenziato che il 60% degli italiani crede che le notizie diffuse da tv e radio, siti web e stampa sono attendibili. Solo il 30% afferma lo stesso per le notizie diffuse sui social network. Più della metà della popolazione italiana ritiene le notizie diffuse sui social non credibili.

Solo due italiani su cinque pongono attenzione alla fonte da cui proviene la notizia. La pratica di consultare la fonte aumenta all’aumentare del livello di istruzione del pubblico.

Il 20% dei cittadini italiani crede che siano gli stessi social network e il loro funzionamento a favorire la diffusione di disinformazione e la mancanza di credibilità tra le notizie di scienza. In particolare, chi segue regolarmente notizie scientifiche attraverso i media sostiene che la principale fonte di disinformazione e confusione scientifica sia da attribuire agli utenti che le condividono sui social network.

Se interessati ad approfondire il rapporto degli italiani con il mondo della comunicazione scientifica, si consiglia l’articolo “Scienza e Media: nascita di nuove star?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Gli italiani: sul riscaldamento globale ha ragione la Scienza

Come è cambiata la percezione degli italiani sui cambiamenti climatici? Gli ultimi sondaggi premiano il ruolo della Scienza come supporto alla politica nella risoluzione della crisi sul riscaldamento globale. 

Le indagini appena pubblicate dall’Osservatorio Scienza, Tecnologia e Società ci dicono come è cambiata negli ultimi anni la percezione degli italiani sui cambiamenti climatici e che opinioni hanno riguardo a tematiche quali le energie rinnovabili, i combustibili fossili e l’inquinamento. Secondo l’ultimo rapporto Observa 2023 è ormai chiaro a tutti che il clima sta cambiando, nove intervistati su dieci si dicono convinti, e migliora la fiducia nella Scienza. Sono rimasti in pochi quelli che ancora ignorano gli effetti che il riscaldamento globale sta avendo sul nostro pianeta e l’impatto che avrà in futuro sulle attività dell’uomo, lo scorso anno erano ancora uno su cinque.

Rappresentazione delle temperature globali 1860-2016

Rappresentazione grafica dell’aumento di temperatura globale dal 1850 ad oggi. Credit: Ed Hawkins.

In Italia è aumentata anche la consapevolezza che non basta cambiare i propri comportamenti individuali, ma occorre agire sulle politiche nazionali per l’energia finora ostacolate dagli interessi economici ma anche rallentate da una scarsa sensibilità e preparazione dei politici sui temi ambientali. Gli ultimi dati di Observa evidenziano le crescenti preoccupazioni dei cittadini degli ultimi anni, non solo dal punto di vista ambientale ma anche politico. La crisi energetica seguita allo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina ci ha messi di fronte ad una situazione insostenibile per la nostra dipendenza estera in campo energetico.
Ma cosa dovrebbe fare in maniera prioritaria il governo italiano per fronteggiare il problema delle risorse energetiche e del riscaldamento globale? Occorrerebbe utilizzare più energia da fonti rinnovabili, ne è convinto il 68% degli intervistati, mentre solo un 12% pensa che la soluzione possa essere quella di intensificare le estrazioni fossili nazionali, un 10% di diversificare gli acquisti di combustibili tra i diversi paesi e un 8% che basti limitare le temperature dei riscaldamenti negli spazi pubblici.

Mai come oggi le associazioni ambientaliste hanno avuto seguito e visibilità, con i giovani pronti a protestare e porsi in prima linea nelle mobilitazioni, ormai a carattere globale e dal forte impatto mediatico, come il Fridays for Future fondato da Greta Thunberg nel 2018. In questo contesto la Scienza gode sull’argomento di una crescente fiducia, soprattutto da parte dei giovani più propensi ad usare i canali Social per informarsi. Coloro che pensano che i cambiamenti climatici siano suffragati da evidenze scientifiche è raddoppiato negli ultimi quindici anni e il 68% di questi pensa che gli scienziati sono i principali interlocutori a cui i cittadini e i politici devono affidarsi per individuare le soluzioni più efficaci per combattere il riscaldamento globale. Questo implica anche l’avvenuta accettazione del consenso scientifico, ovvero che la quasi totalità della comunità di esperti è concorde nel ritenere che il riscaldamento globale sia una responsabilità delle attività antropiche. Inoltre, la pandemia da Covid-19 sembrerebbe aver inaugurato un nuovo dialogo tra Scienza e politica, che bisogna cercare di mantenere vivo in vista degli obiettivi importanti della transizione ecologica e della lotta al cambiamento climatico tramite un mondo a bassa emissione dei gas serra (GES).

l’Unione Europea si è impegnata a dimezzare, entro il 2030, le emissioni dei GES rispetto ai livelli del 1990. Questo ambizioso obiettivo, sancito dalla normativa europea sul clima del 2021, prevede di arrivare ad una condizione di neutralità climatica entro il 2050, necessaria per raggiungere i traguardi dell’accordo di Parigi. Per fare questo l’UE sostiene una serie di azioni tra le quali una maggiore diffusione delle energie rinnovabili, il miglioramento dell’efficienza energetica, trasporti più puliti, un’agricoltura più verde e l’economia circolare, mentre le emissioni saranno compensate da una migliore gestione e conservazione delle foreste. Tutto ciò di pari passo con grossi investimenti nell’innovazione e nella ricerca scientifica che possano ampliare le frontiere della conoscenza dei processi climatici nella loro complessità. Come il finanziamento dei dieci progetti Results Pack che identificano strategie utili per ridurre in modo significativo le emissioni dei GES nei prossimi decenni e offrono raccomandazioni e sostegno ai responsabili politici a livello nazionale ed europeo. Una maggiore consapevolezza e chiamata all’azione di cui si aveva fortemente bisogno.

Patrizia Macrì

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

La percezione ecologica in Italia: Nove cittadini su dieci sono consapevoli dei rischi climatici.

La percezione ecologica in Italia: «Nove cittadini su dieci sono consapevoli dei rischi climatici».

Lo afferma l’annuario Observa 2023 analizzando la percezione ecologica in Italia rispetto al rapporto tra società, scienza e tecnologia in risposta al tema del global warming.

La percezione dei rischi sul cambiamento climatico, e delle sfide connesse alla salute del nostro pianeta, si è fatta più consapevole tra gli italiani. Questo è uno dei dati più significativi emersi dall’analisi condotta dall’Osservatorio Scienza Tecnologia e Società. Si tratta dell’annuale indagine, pubblicata da Observa, finalizzata al monitoraggio dei comportamenti e delle opinioni dei cittadini su questioni di carattere scientifico e tecnologico. L’interesse verso il tema ecologico nasce come diretta conseguenza dell’attuale contesto geopolitico. Il conflitto russo-ucraino ha infatti evidenziato la forte dipendenza della comunità europea rispetto alla gestione delle risorse energetiche. In particolare, la crescente pressione esercitata dalla Russia sulla politica di dialogo ha reso imminente la diversificazione dei contratti di approvvigionamento. Soprattutto visto l’obiettivo della neutralità climatica, fissato per il 2050, che avrà importanti implicazioni sul futuro del nostro pianeta.

L’attualità attribuita al tema della percezione ecologica in Italia nasce inoltre dalla radicata tendenza a fare diretta esperienza dei cambiamenti climatici in atto. L’innalzamento della temperatura e l’andamento delle stagioni rappresentano, in tal senso, due dei principali indicatori quotidiani rilevati dai cittadini. Contemporaneamente, le crescenti proteste giovanili e il numero di dati condiviso dalla comunità scientifica, alimentano un generale sentimento di preoccupazione ed allarmismo verso il fenomeno. Un dato formalizzato dalla rilevazione compiuta, che evidenzia come quasi nove italiani su dieci sostengano la realtà del riscaldamento globale. Al contrario, il tasso di scetticismo appare ridotto al cinque per cento della popolazione.

Il risultato raccolto è notevole, soprattutto se si osserva lo stesso processo in anni precedenti. Nel 2009, i dubbiosi erano rappresentati da una quota non indifferente di italiani, e soltanto un cittadino su cinque manifestava un grado di consapevolezza concreto. Similmente, oltre il 28% degli italiani si è detto preoccupato più dalle implicazioni che coinvolgono il cambiamento climatico piuttosto che da altri fenomeni connessi. Seguono la siccità, lo smaltimento dei rifiuti, l’inquinamento dell’aria e l’uso di combustibili fossili, che investe soltanto l’8% della popolazione.

L’indagine, svolta sul territorio italiano, ha coinvolto un campione rappresentativo di circa 1.000 casi proporzionato per genere, classe di età e provincia di residenza. I risultati emersi hanno registrato un incremento complessivo nella consapevolezza dei rischi incombenti, espressione di una fiducia maggiore accordata verso gli scienziati. Non solo, essa rileva un più generale attivismo, da parte dei cittadini, nell’informarsi di scienza e tecnologia attraverso i social. L’auspicio è che questa tendenza virtuale possa tradursi quanto prima in un attivismo concreto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Carne coltivata, intervista al Prof. Antonio De Rossi

Antonio De Rossi, docente presso l’Università degli studi di Foggia e l’Università di Roma Tre, si occupa di tecniche di produzione e di ricerca nell’ambito della tecnologia. Il tema che si pone al centro di questa intervista è la carne coltivata, con un focus su come viene prodotta e sulle nuove sfide per il futuro.

La carne coltivata lavorata in laboratorio.

 

Come viene prodotta la carne coltivata? Con quali tecnologie?

La carne coltivata è prodotta in quattro fasi.

Nella prima fase “Cell extraction” si tratta di cellule staminali estratte attraverso una biopsia da un animale vivo.

Nella seconda fase “Cell line establishment” si tratta di cellule staminali devono essere messe in coltura in un mezzo di crescita (un mezzo che deve poter nutrire queste cellule).

Nella terza fase “Cell culture o fase di proliferazione” consiste nel mettere le cellule in piccole quantità per farle nutrire e moltiplicarle fino ad avere all’interno di bioreattori grandissime quantità.

La quarta fase detta “Scaffolding” è una struttura tridimensionale perché devono seguire una certa direzione. In modo che le cellule assumono una consistenza il più possibile simile alla carne fresca. Le cellule devono crescere in determinate direzioni per fare questo si utilizzano degli “scheletri” di idrocoloidi creati mediante stampa 3D.

Le tecnologie usate per la crescita di queste cellule sono:

  • La stampa 3D
  • Estrusione del materiale all’interno di una trafila dove le fibre sono schiacciate ed allungate per seguire una determinata direzione

L’intervista al prof. De Rossi

Cosa ne pensa della carne coltivata?

Penso che questa tecnologia debba essere sviluppata. Non ci sono motivi per cui questo tipo di prodotto debba essere considerato nocivo tralasciando gli aspetti etici. Non ho nulla in contrario che queste cellule vengano fatte coltivare e vengano fatte moltiplicare all’interno di mezzi nutritivi.

Secondo lei tra qualche anno la carne coltivata potrà avere qualche impatto ambientale e sostenibile?

Partiamo dal presupposto che la produzione di carne tradizionale non è sostenibile. Da un punto di vista tecnologico è più sostenibile in quanto: non utilizzi terreno a terra, non utilizzi acqua, non uccidi animali e non produci gas serra. Da un punto di vista del fabbisogno nutrizionale della popolazione mondiale è da valutare considerando il costo di produzione dell’alimento. Pertanto, non può essere considerata l’unica possibilità per rendere sostenibile la produzione alimentare ma una delle opzioni che potranno essere prese in considerazione (ad esempio fermentazione di precisione e carne a base vegetale di riso).

Da un punto di vista della distribuzione nei vari punti vendita la carne coltivata nel corso degli anni sarà soggetta a specifici obblighi?

Ci sono degli Stati, ad esempio, Singapore che hanno una legislazione specifica. La regolamentazione è assolutamente necessaria per garantire la produzione in modo corretto ed efficace. Utilizzando prodotti di proliferazione non nocivi alla salute dell’uomo. Così come nei sistemi di produzione, conservazione e distribuzione servono dei regolamenti che proteggano il consumatore.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Le fonti più credibili sulla scienza secondo gli italiani: i dati in un recente studio di Observa

Fonti attendibili e scienza

Un campione intervistato sul tema della credibilità delle fonti per informarsi sulla scienza mette al primo posto la diretta voce dello scienziato.

Quali sono i mezzi più credibili per informarsi sulla scienza secondo gli italiani? Uno studio dell’Annuario Scienza e Tecnologia del 2024, realizzato dal centro di ricerca Observa Science in Society, mostra in assoluto un accresciuto interesse del campione intervistato tra il 2008 e il 2020 sul tema. In generale gli italiani hanno accresciuto il loro interesse per la scienza. La viva voce dei ricercatori nelle conferenze pubbliche è diventato il mezzo più credibile e autorevole per informarsi attraverso la divulgazione secondo l’85%, permane il ruolo delle trasmissioni televisive, valutate affidabili da 3 italiani su 4, mentre aumenta la reputazione della radio che passa dal 40% del 2008 al 65% del 2020.

Anche i siti web degli enti di ricerca e i profili social di alcuni ricercatori sono fonte attendibile per 6 italiani su 10 anche se nell’ultimo periodo hanno visto leggermente scendere la base di credibilità. Prendendo in relazione alcuni aspetti demografici lo studio evidenzia una maggiore esposizione alla scienza tra chi possiede un titolo di studio e un buon grado di alfabetismo scientifico.

Scendendo in dettaglio e cercando di focalizzare l’attenzione sugli aspetti che maggiormente sono associati alla credibilità di notizie scientifiche tecnologiche o mediche, gli italiani denotano un interesse particolare per la fonte da cui proviene la notizia e la credibilità della fonte stessa.

Le modalità della notizia

Due aspetti interessanti scelti dal campione intervistato sono: la modalità con cui è presentata una notizia scientifica e il numero delle sue condivisioni che possono far sicuramente emergere alcune considerazioni interessanti sui processi che generano le cosiddette “fake news” da parte di pseudo esperti e personaggi controversi dei social network.

C’è poi un aspetto particolare sulle cosiddette “notizie inattendibili”. Per un terzo circa del campione intervistato la responsabilità della diffusione di informazioni non veritiere è da ascrivere alla classe giornalistica. Percentuale salita di ben due punti percentuali tra il 2017 e il 2023, periodo in cui è stata ripetuta la domanda.

Se, quindi, i giornalisti sono considerati il veicolo principale di “trasmissione” di notizie ingannevoli diminuisce il numero di intervistati che pensa che il girovagare di fake news sia dovuto ai vari “troll” della rete, alle condivisioni ed in generale ai social network.

Gli scienziati e le fake news

Un caso a parte è da dedicare però proprio alla categoria degli scienziati. Specialmente dopo la pandemia, all’interno del campione intervistato, notiamo un aumento, dall’8 al 10%, di chi pensa che la responsabilità delle fake news è degli scienziati che divulga.
Possiamo affermare quindi che l’’“effetto pandemia” è andato ad indebolire l’autorevolezza degli scienziati dall’altra rileviamo, però, che le risposte negative appartengono a quella parte di intervistati che è meno alfabetizzata scientificamente.

Questo ultimo tema ci deve far sicuramente riflettere: la divulgazione scientifica, specialmente dopo la tragedia Covid, è sempre più importante e il ruolo dello scienziato comunicatore vitale per la nostra società, per questo è fondamentale evitare comunicazioni discordanti e facili ricostruzioni da smentire successivamente.

La credibilità delle fonti nella scienza rimane quindi legata intimamente al ruolo degli Scienziati.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Basta che se ne parli

Il lato oscuro del rapporto tra social e scienza

 

Alcuni social utilizzati per la divulgazione scientifica

I dati

La divulgazione scientifica passa sempre più dai social network, ma la qualità ne risente. In Italia, seppur lentamente, l’alfabetismo scientifico sta crescendo. I dati riportati da  Observa Science in Society, centro di ricerca indipendente, nell’”Annuario Scienza Tecnologia e Società 2024” sono incoraggianti. Observa, dal 2007 ad oggi mette alla prova ogni anno un campione di mille cittadini italiani, ponendo quesiti a carattere scientifico come “il Sole è un pianeta?” o “gli antibiotici uccidono sia virus che batteri?”. I risultati ottenuti offrono un quadro generale sulla cultura scientifica media nel nostro paese. Negli ultimi quindici anni la tendenza delle risposte esatte è sicuramente positivo. Si è passati da un valore quasi sempre sotto il 50% per ogni domanda ad un valore attorno al 60%, sempre basso, certo, ma in miglioramento. Sicuramente questo fenomeno è dovuto alla maggiore esposizione a contenuti scientifici che, come riporta sempre Observa, prendendo in esame vari mezzi di diffusione di informazioni, è aumentata notevolmente.

I social

Tra i vari strumenti d’informazione l’aumento di fruizione della Rete è stato vertiginoso. Partendo dal 10% del 2007, oggi più del 50% del campione esaminato afferma di informarsi di Scienza su Internet. Responsabile di questa crescita è stato l’avvento dei social, tra i quali, Instagram, dal 2017 ad oggi ha avuto un incremento di seguito maggiore. Rimane comunque al di sotto di Youtube e Facebook, ma visto l’andamento del suo utilizzo potrebbe presto raggiungerli.

I contro

La diffusione tramite social non ha solo lati positivi. Dopo un iniziale incremento della credibilità delle fonti scientifiche sui social, infatti, l’affidabilità, secondo il campione si stabilizzata attorno al 70% per gli istituti di ricerca e attorno al 60% per i blog personali. Per questi ultimi nel 2019-2020 c’è stato addirittura un calo di credibilità. I social, dal 2019 al 2023, complici sicuramente anche i problemi di informazione avvenuti durante la pandemia, si sono posizionati al terzo posto tra i mezzi di diffusione di fake news dopo la categoria dei giornalisti e delle persone che condividono le notizie.

Quindi?

La diffusione della cultura scientifica ha beneficiato sicuramente dei social network, ma forse ne ha risentito la qualità e di conseguenza l’opinione che le persone hanno della scienza. Seguendo le tipologie degli italiani basate sul loro rapporto con la scienza e la tecnologia tracciate da Observa, infatti, emerge un dato su cui riflettere. Più del 30% del campione è rappresentato dai disillusi: persone con buona formazione, esposti a visione e condivisione dei contenuti scientifici tramite i social, ma con poca fiducia nella scienza. Il lato oscuro della troppa informazione potrebbe essere proprio questo: la confusione e la perdita di fiducia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Tra la scienza e gli italiani è sbocciato l’amore

Non è stato amore a prima vista, non pochi sono stati i malintesi, ma come sempre il tempo è galantuomo

Se la scienza non impazza nella testa degli italiani perché fino al 2017 molto pi della metà affermava che il sole e’ un pianeta, gli antibiotici uccidono virus e batteri e gli elettroni non sono piu piccoli degli atomi,
l’ osservatorio observa dell’ annuario “Scienza Tecnologia e Societa’” comunica che dal 2018 al 2023 l’ analfabetismo scientifico degli italiani si e’ ridotto :
la risposta corretta ai tre quesiti menzionati e’ passata infatti dal 16% al 33%, nel 2018 l’ osservatorio ha aggiunto altri due quesiti e l’ incremento percentuale degli italiani che hanno risposto correttamente a tutte
le domande in essere e’ stato comunque di due punti.
La conoscenza corretta di nozioni inerenti alle materie STEM e’ stato dunque un crescendo di scoperta e di piacere.

La partecipazione alle diverse forme di comunicazione

Premesso che negli ultimi anni maggiore si e’ fatta la divulgazione scientifica attraverso varie forme come musei , festival , conferenze e manifestazioni , la percentuale degli italiani che ha voluto informarsi su questioni inerenti a temi di scienza ha avuto incrementi significativi,la partecipazione per esempio alle conferenze e’ aumentata dal 11% al 22% circa, a musei e a mostre dal 26,9% al 39,2%, alle manifestazioni dal 5 al 20%.
Negli anni in cui e’ stata fatta l’ indagine la televisione comunque e’ stato il canale principale dell’ informazione , equiparata da internet nel 2023, seguita dal quotidiano. Le riviste specializzate di scienza e le trasmissioni radiofoniche rimangono canali di informazione per una ristretta cerchia di persone.
Di certo l’ esposizione all’ informazione scientifica aumenta con il titolo di studio e diminuisce con l’eta’ .
Gli anziani generalmente non hanno interesse per la scienza , in particolare se non sono istruiti, nutrono dubbi e la vedono, da alcuni punti di vista , invasiva nel senso che genera timori per i rapidi cambiamenti che comporta nel proprio stile di vita e , quando sono istruiti , anche per questioni di natura etica.

 L’identikit dei fiduciosi
La fiducia alla scienza e’ data dai giovani e dai cittadini con un titolo di studio non basso, essa e’ considerata componente fondamentale del progresso sociale ed economico del paese , ha piu benefici che effetti negativi, e’ portatrice di verita’ , in grado di riconoscere i propri errori e si impegna a correggerli.
Nell’ ultimo decennio, infine, grande successo stanno riscuotendo le piattaforme social come Facebook, YouTube , Instagram, di istituti di ricerca, blog di ricercatori e di scienziati, che, al cospetto del 25% della popolazione, diventano
vere e proprie celebrita’;la credibilita’ della notizia e’ correlata infatti al nome dello scienziato e/o di colui che l’ ha condivisa.
Nonostante questi progressi rimangono delle sfide, perche’ il 5% dei rispondenti crede alla notizia secondo le modalita’ di presentazione e il numero di condivisioni, fattori che contribuiscono alla diffusione di notizie non vere e che creano terreno fertile alle teorie del complotto.
In conclusione il rapporto degli italiani con la scienza e’ in una fase di evoluzione positiva,che  fa dell’ Italia un paese promettente e di riferimento scientifico nel mondo.

Autrice: Emilia La Regina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Gli italiani a tu per tu con l’ ambiente

L’ indagine svolta dall’osservatorio di <<Scienza Tecnologia e Societa’>> mette a nudo il rapporto camaleontico dei nostri connazionali su temi inerenti alla transizione ecologica

L’annuario Scienza tecnologia e Societa’ 2023 dedica la sua ricerca al tema dell’ energia e della transizione ecologica e , come sempre, fa le sue indagini sul territorio, con un campione di 1000 persone , proporzionale e rappresentativo per genere , classe di eta’ maggiore di 15, provincia di residenza e titolo di studio.

L’indagine ha evidenziato una significativa sensibilita’ degli italiani, cresciuta dell’ 85% dal 2007 ad oggi, sulle questioni inerenti all’ ambiente, in particolar modo il 28,5% percepisce il cambiamento climatico, il 21,4% la siccita’ e la carenza di acqua, il 21,41% lo smaltimento dei rifiuti, il 20,2% l’ inquinamento dell’ aria , solo per una piccola quota il problema ambientale e’ percepito con l’ uso dei combustibili fossili (gas e petrolio) e lo 0,8 non sa.

Per ridurre i problemi menzionati gli italiani sono anche consapevoli della necessita’ di interventi e azioni che coinvolgono tutta la societa’ , come per esempio l’ uso di fonti energetiche alternative , la riduzione di inquinanti , una migliore organizzazione della mobilita’.

E’ stato fatto anche l’ identikit dei fiduciosi nella risoluzione dei problemi ambientali : un parametro caratterizzante si e’ rivelato il titolo di studio o l’ esposizione alla scienza e alla tecnologia, i laureati credono nell’utilita’ delle fonti rinnovabili,come il solare e l’ eolico , pur consapevoli della non sufficienza rispetto al fabbisogno del paese ,gli altri si concentrano nella fascia di coloro i quali ritengono che le fonti rinnovabili sono palliativi , che il nostro paese non potra’ mai fare a meno delle fonti di energia tradizionali ossia del gas e del petrolio.

Quando si entra poi concretamente nel merito della responsabilita’ individuale i nostri connazionali alzano le mani: oltre la meta’ si muove in auto, il 5% in motocicletta , il mezzo di locomozione privato risulta piu comodo , non si ha voglia di aspettare i mezzi pubblici ,non crede che un’ auto o una moto in piu faccia la differenza per il clima e l’ inquinamento, il mezzo pubblico e’ caratteristica dei capoluoghi di provincia, l’ uso della bici rimane prerogativa dei paesi del nord -est.

Analogo discorso e’ per la riduzione dei consumi da riscaldamento. Quasi tutti non sono disposti ad abbassare i caloriferi del proprio habitat ,perche’ ritengono che la riduzione di pochi gradi non contribuisca in maniera significativa all’ equilibrio con la produzione.

Autrice: The Queen

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

In Italia la scienza va forte tra i giovani

Giovani e scienza

 ‘alfabetismo scientifico

In Italia si riscontra finalmente un miglioramento dell’alfabetismo scientifico, soprattutto tra i giovani.

Nell’annuario Scienza tecnologia e società 2024 a cura dell’osservatorio Observa Science in Society, appena uscito per i tipi de Il Mulino,  Massimiliano Bucchi, Enzo Loner e Barbara Saracino mettono in risalto che negli ultimi anni gli italiani, in particolare i giovani, stanno cambiando il loro atteggiamento nei confronti della scienza.

L’osservatorio da oltre vent’anni analizza il rapporto degli italiani nei confronti della scienza e la tecnologia, analisi unica in Italia e una delle  più costanti a livello internazionale.

Cresce l’alfabetismo

La crescita del livello di alfabetismo scientifico è dovuta a più fattori: la maggiore abitudine e possibilità di guardare trasmissioni televisive di divulgazione scientifica, ascoltare la radio, leggere articoli sui quotidiani o riviste e avere a disposizione Internet, che dal 2007 ha fatto registrare gli incrementi maggiori.

Il fattore social

Nell’ultimo decennio hanno inoltre inciso le piattaforme social (Facebook, Instagram, Twitter, YouTube) che hanno occupato tra i giovani uno spazio rilevante su temi di ricerca scientifica e tecnologica.

Se nel 2015 i social erano una fonte informativa per il 40% degli italiani, nel 2023 la percentuale è salita al 60%. Da notare che vi è stato un incremento decisivo in concomitanza con il periodo della pandemia.

Il rapporto con la scienza e la tecnologia ha registrato aumenti anche grazie all’incremento di eventi, festival e manifestazioni di protesta. La partecipazione ai dibattiti in questo ambito dal 2007 al 2022 è raddoppiata letteralmente.

Le fonti

Rispetto alle fonti informative (pagine scientifiche dei quotidiani, siti web degli istituti di ricerca, conferenze pubbliche, riviste ), Observa ha rilevato un aumento di livello di credibilità da parte del pubblico e quindi una maggiore attenzione nei riguardi della scienza, anche se è emersa una grossa criticità nei confronti di giornalisti e medici dal periodo della pandemia.

Benefici e criticità

Se da una parte vi è stato un incremento di quanti concordano che la scienza è in grado di dirci la verità sull’uomo e sul suo posto nel mondo, e vi è una parte di pubblico, soprattutto tra i giovani, che è convinto fortemente che la ricerca scientifica porta benefici, vi è però anche chi è critico nei suoi riguardi perché considera la scienza e la tecnologia sempre più spesso influenzate dalla politica e dall’economia.

E’ interessante notare come l’opinione sulla scienza si modifichi secondo gli accadimenti positivi o negativi nei riguardi dell’uomo e della società, per questo è importante il ruolo della comunicazione che deve sottolineare con correttezza e intelligenza, libera da interessi economici e narcisistici, il ruolo della scienza e i suoi avanzamenti nei vari ambiti.

Rossana Cecchi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Energia nucleare: un dibattito aperto

Se oggi ci fosse un referendum sul nucleare, ci sarebbero tanti sì, tanti no e tanti forse

Centrale Nucleare sul Reno

L’utilizzo del nucleare è il più discusso dall’opinione pubblica italiana in termini di questione energetica. Più delle altre tipologie di energia, l’opinione su di essa è influenzata da singoli eventi storici. Il centro di ricerca indipendente Observa Science in Society che, pubblica dal 2003 un annuario che analizza il rapporto tra Scienza, Tecnologia e Società. I dati riportati sul rapporto tra la popolazione e l’utilizzo dell’energia dei nuclei atomici sono molto interessanti.

 

 I dati

Nel 2011, a causa l’incidente di Fukushima, la percentuale di contrari alla costruzione di centrali era schizzato al 76%. Nel 2022 “invece il perdurare della crisi economica, la guerra in Ucraina, il forte aumento dei prezzi dei combustibili hanno spinto una parte degli italiani verso una maggiore apertura” riporta Observa nell’annuario del 2023.  Il tempo e le questioni economiche hanno, quindi mitigato questa differenza al punto che ora i favorevoli (40.9%) sono anche più dei contrari (37,7%).

 La crisi energetica e l’informazione

L’indagine mostra che l’attenzione alla crisi energetica è alla base delle ragioni di chi sceglie il nucleare, ma anche alla base di chi lo combatte. Il 48% dei contrari, infatti, adduce come motivazione principale l’attenzione allo sviluppo di fonti alternative. Le preoccupazioni sono anche legate alle centrali vere e proprie che sono ritenute poco sicure e all’incapacità di smaltire le scorie radioattive.  Ma perché le centrali sono ritenute poco sicure? O meglio, quali sono i mezzi di informazione da cui chi sostiene questa opinione si informa? I favorevoli seguono i social network e i mezzi d’informazione che trattano di tecnologia e scienza. In questi canali il nucleare risulta, quindi, ben “pubblicizzato”. Estremamente curioso, invece, è il dato secondo cui, la fiducia nella scienza è superiore in chi è contrario all’utilizzo dell’energia dell’atomo, portando quasi ad un paradosso.

 Può essere una soluzione?

Passando alla questione, dell’energia nucleare come soluzione giusta per combattere il cambiamento climatico i dati raccolti da Observa mostrano un grande equilibrio tra favorevoli (39%), contrari (35%) e indecisi (26%). Sorprende la grande percentuale degli indecisi che sono caratterizzati, rispetto agli altri, da percentuali di alfabetismo scientifico e fiducia nella scienza minori. Questo equilibrio è probabilmente dovuto alla poca informazione diffusa sul nucleare ed il fatto che i referendum sul suo utilizzo siano stati svolti dopo gli eventi di Chernobyl e Fukushima non ha permesso a questa forma di energia di proporsi efficacemente come soluzione al cambiamento climatico.

 Futuro

Dai dati di Observa sembra comunque che gli italiani, escludendo l’anno di Fukushima si stiano avvicinando gradualmente a questo tipo di energia. Se nei prossimi anni non accadranno disastri nucleari che, come abbiamo visto, polarizzano l’opinione pubblica, il nucleare potrebbe affermarsi come valida alternativa contro la crisi energetica.

Gabriele Turchetti

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *