Carne coltivata, intervista al Prof. Antonio De Rossi

Antonio De Rossi, docente presso l’Università degli studi di Foggia e l’Università di Roma Tre, si occupa di tecniche di produzione e di ricerca nell’ambito della tecnologia. Il tema che si pone al centro di questa intervista è la carne coltivata, con un focus su come viene prodotta e sulle nuove sfide per il futuro.

La carne coltivata lavorata in laboratorio.

 

Come viene prodotta la carne coltivata? Con quali tecnologie?

La carne coltivata è prodotta in quattro fasi.

Nella prima fase “Cell extraction” si tratta di cellule staminali estratte attraverso una biopsia da un animale vivo.

Nella seconda fase “Cell line establishment” si tratta di cellule staminali devono essere messe in coltura in un mezzo di crescita (un mezzo che deve poter nutrire queste cellule).

Nella terza fase “Cell culture o fase di proliferazione” consiste nel mettere le cellule in piccole quantità per farle nutrire e moltiplicarle fino ad avere all’interno di bioreattori grandissime quantità.

La quarta fase detta “Scaffolding” è una struttura tridimensionale perché devono seguire una certa direzione. In modo che le cellule assumono una consistenza il più possibile simile alla carne fresca. Le cellule devono crescere in determinate direzioni per fare questo si utilizzano degli “scheletri” di idrocoloidi creati mediante stampa 3D.

Le tecnologie usate per la crescita di queste cellule sono:

  • La stampa 3D
  • Estrusione del materiale all’interno di una trafila dove le fibre sono schiacciate ed allungate per seguire una determinata direzione

L’intervista al prof. De Rossi

Cosa ne pensa della carne coltivata?

Penso che questa tecnologia debba essere sviluppata. Non ci sono motivi per cui questo tipo di prodotto debba essere considerato nocivo tralasciando gli aspetti etici. Non ho nulla in contrario che queste cellule vengano fatte coltivare e vengano fatte moltiplicare all’interno di mezzi nutritivi.

Secondo lei tra qualche anno la carne coltivata potrà avere qualche impatto ambientale e sostenibile?

Partiamo dal presupposto che la produzione di carne tradizionale non è sostenibile. Da un punto di vista tecnologico è più sostenibile in quanto: non utilizzi terreno a terra, non utilizzi acqua, non uccidi animali e non produci gas serra. Da un punto di vista del fabbisogno nutrizionale della popolazione mondiale è da valutare considerando il costo di produzione dell’alimento. Pertanto, non può essere considerata l’unica possibilità per rendere sostenibile la produzione alimentare ma una delle opzioni che potranno essere prese in considerazione (ad esempio fermentazione di precisione e carne a base vegetale di riso).

Da un punto di vista della distribuzione nei vari punti vendita la carne coltivata nel corso degli anni sarà soggetta a specifici obblighi?

Ci sono degli Stati, ad esempio, Singapore che hanno una legislazione specifica. La regolamentazione è assolutamente necessaria per garantire la produzione in modo corretto ed efficace. Utilizzando prodotti di proliferazione non nocivi alla salute dell’uomo. Così come nei sistemi di produzione, conservazione e distribuzione servono dei regolamenti che proteggano il consumatore.

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