Basta che se ne parli

Il lato oscuro del rapporto tra social e scienza

 

Alcuni social utilizzati per la divulgazione scientifica

I dati

La divulgazione scientifica passa sempre più dai social network, ma la qualità ne risente. In Italia, seppur lentamente, l’alfabetismo scientifico sta crescendo. I dati riportati da  Observa Science in Society, centro di ricerca indipendente, nell’”Annuario Scienza Tecnologia e Società 2024” sono incoraggianti. Observa, dal 2007 ad oggi mette alla prova ogni anno un campione di mille cittadini italiani, ponendo quesiti a carattere scientifico come “il Sole è un pianeta?” o “gli antibiotici uccidono sia virus che batteri?”. I risultati ottenuti offrono un quadro generale sulla cultura scientifica media nel nostro paese. Negli ultimi quindici anni la tendenza delle risposte esatte è sicuramente positivo. Si è passati da un valore quasi sempre sotto il 50% per ogni domanda ad un valore attorno al 60%, sempre basso, certo, ma in miglioramento. Sicuramente questo fenomeno è dovuto alla maggiore esposizione a contenuti scientifici che, come riporta sempre Observa, prendendo in esame vari mezzi di diffusione di informazioni, è aumentata notevolmente.

I social

Tra i vari strumenti d’informazione l’aumento di fruizione della Rete è stato vertiginoso. Partendo dal 10% del 2007, oggi più del 50% del campione esaminato afferma di informarsi di Scienza su Internet. Responsabile di questa crescita è stato l’avvento dei social, tra i quali, Instagram, dal 2017 ad oggi ha avuto un incremento di seguito maggiore. Rimane comunque al di sotto di Youtube e Facebook, ma visto l’andamento del suo utilizzo potrebbe presto raggiungerli.

I contro

La diffusione tramite social non ha solo lati positivi. Dopo un iniziale incremento della credibilità delle fonti scientifiche sui social, infatti, l’affidabilità, secondo il campione si stabilizzata attorno al 70% per gli istituti di ricerca e attorno al 60% per i blog personali. Per questi ultimi nel 2019-2020 c’è stato addirittura un calo di credibilità. I social, dal 2019 al 2023, complici sicuramente anche i problemi di informazione avvenuti durante la pandemia, si sono posizionati al terzo posto tra i mezzi di diffusione di fake news dopo la categoria dei giornalisti e delle persone che condividono le notizie.

Quindi?

La diffusione della cultura scientifica ha beneficiato sicuramente dei social network, ma forse ne ha risentito la qualità e di conseguenza l’opinione che le persone hanno della scienza. Seguendo le tipologie degli italiani basate sul loro rapporto con la scienza e la tecnologia tracciate da Observa, infatti, emerge un dato su cui riflettere. Più del 30% del campione è rappresentato dai disillusi: persone con buona formazione, esposti a visione e condivisione dei contenuti scientifici tramite i social, ma con poca fiducia nella scienza. Il lato oscuro della troppa informazione potrebbe essere proprio questo: la confusione e la perdita di fiducia.

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