Molto, ma attenzione ad andare troppo in fretta e troppo in tv.
Nel 2012 poco più della metà degli italiani credeva che “i risultati ottenuti dalla scienza fossero a disposizione di tutti”. Oggi siamo arrivati quasi al 70%.
Potrebbe essere questa l’estrema sintesi che emerge dall’analisi dell’Osservatorio Scienza Tecnologia e Società che monitorizza da oltre vent’anni il rapporto degli italiani con la scienza e la tecnologia.
I risultati, pubblicati nell’ultima edizione dell’Annuario di Observa, sono il frutto di differenti affermazioni di cui, a partire dal 2012 e fino al 2022, è stato chiesto agli intervistati di valutare il grado di accordo.
“La scienza è sempre in grado di riconoscere e correggere i propri errori?”
Anche in questo caso coloro che si sono dichiarati d’accordo con questa affermazione sono circa il 64% (contro il 47% del 2012).
Una fiducia che sconfina anche nel campo sociale e filosofico. Quasi l’80% degli italiani afferma che “solo la scienza può dirci la verità sull’uomo e sul suo posto nella natura” percentuale che nel 2009 era del 59%.
Insomma potremmo affermare che siamo nel pieno di una luna di miele tra italiani e scienza. Oppure no?
A ben vedere qualche dubbio ci viene subito non appena scopriamo che la stessa indagine ci racconta che per molti italiani (circa il 70%) “i cambiamenti introdotti dalla scienza e dalla tecnologia vanno troppo veloci”. Cambiano velocemente i nostri stili di vita e le nostre abitudini e questo, in particolare per le persone anziane e meno istruite, genera timori e diffidenze.
Timori e diffidenze che però diminuiscono quando si afferma che “la scienza e la tecnologia sono responsabili della maggior parte dei problemi ambientali”. Nel 2010 lo pensava il 64% delle persone mentre oggi lo afferma “solo” il 50%.
Un importante e attuale questione riguarda invece l’indipendenza della ricerca. E qui il discorso si fa interessante perché vengono chiamati in causa dalla nostra indagine i rapporti tra scienza, politica e industrie che finanziano i grandi progetti scientifici.
Qual è la percezione degli italiani su queste delicate questioni?
Ebbene la ricerca viene percepita come troppo condizionata dalla politica (76%) ma meno rispetto al passato (quasi il 90% nelle precedenti rilevazioni). Anche le industrie finanziatrici hanno il loro peso. Ma una buona metà degli italiani confida che, nonostante queste pressioni, un ricercatore possa mantenere la propria indipendenza e obiettività.
Possiamo quindi tirare un sospiro di sollievo e constatare che la percezione dominante è che” i risultati della scienza portino più benefici che effetti negativi” (77%).
L’importante è tenersi alla larga da questioni valoriali come la vita umana e la famiglia. Temi cari, questi ultimi, soprattutto a chi si riconosce nella religione cattolica o in posizioni politiche più conservatrici.
In conclusione quasi nove italiani su dieci “ha fiducia nella scienza in generale” e negli scienziati. Ma attenzione! Per una buona metà degli intervistati, chi si occupa di scienza dovrebbe farlo senza apparire molto soprattutto in tv e sui social.
Il tema è divenuto attuale durante la crisi del Covid19 quando la sovraesposizione di esperti e ricercatori ha dato la percezione di un uso strumentale della comunicazione per fini non strettamente legati all’attività di ricerca e che spesso ha generato più confusione che comprensione. Insomma l’importante non è apparire ma essere.